Burabacio a chi? – intervista a Sabrina Ferrero

Buabacio

Burabacio a chi? – intervista a Sabrina Ferrero

L’intervista di oggi è speciale per tanti motivi ma in particolare perché questa persona, conosciuta da poco, mi è entrata veramente nel cuore. E’ proprio una persona bella, di quelle che ormai trovi raramente e che ispira fiducia al primo sguardo … e infatti mi ha conquistato talmente tanto che abbiamo fatto un lavoro insieme e che sta avendo anche un discreto successo. Se vuoi sapere di cosa parlo leggi questo post ma poi torna qui a conoscere Sabrina Ferrero aka Burabacio!

 

Incominciamo proprio da te. Chi è Sabrina?

 

Sono una donna di quasi 40 anni, piemontese, vivo a Perugia con il mio compagno e le nostre due bimbe. Ho sempre avuto una grande passione per il disegno fin da piccola ma anche per la natura, per il bello e il buono. Mi piace, dopo una brutta giornata, fare qualcosa di buono per portare il bilancio in positivo.

 

 

 

 

Quando e perché sei diventata Burabacio?

 

Sono diventata Burabacio nel 2011, mi pare, quando ho scelto un nome con cui firmare i miei disegni e ho aperto blog e canali social dove pubblicare quello che creavo. Ho scelto il nome come faccio sempre, senza pensarci troppo, e l’ho pescato dalla mia infanzia e dalle mie radici piemontesi. Da lì ho iniziato a pubblicare disegni, vignette, poesie e fotografie. Avevo tante cose da dire e una volta iniziato non ho più smesso.

 

 

Io sono piemontese come te e quindi so cosa vuol dire ma per gli altri vuoi spiegare il significato del nome Burabacio e perchè lo hai scelto? In che modo ti rappresenta?

 

Burabacio in piemontese vuol dire ‘scarabocchio’ ma anche pupazzetto (c’è anche la variante ‘Babacio’), mia nonna me lo diceva spesso vedendomi disegnare: “Fai altri burabacio?”

Non sono nemmeno sicura fosse un complimento (essendo piemontese come me sai che, di solito, i piemontesi non si perdono mai troppo in complimenti specie con figli e nipoti) ma ho sempre amato questa parola che contiene tante B e la parola BACIO.

Mi rappresenta fino al midollo: l’ho scelto in pochi minuti, è stata una scelta di pancia, non di testa e per questo credo che sia tanto azzeccato per me. Mi piace come suona, amo il suo significato e mi ricorda che sì disegno, ma senza prendermi troppo sul serio, alla fine faccio scarabocchi.

Ogni volta che firmo un disegno mi ricorda la mia nonna che ho tanto amato e il luogo da cui vengo, è una piccola radice della mia infanzia sempre con me.

 

 

Quando hai capito che era la strada giusta e hai incominciato a fare ‘sul serio’?

 

Ho iniziato a fare sul serio senza sapere se fosse la strada giusta ma per disperazione. Odiavo il mio lavoro, era mortificante per la mia attività, umanamente non era molto meglio e la prospettiva di arrivare alla pensione lavorando in posti simili mi metteva una gran paura.

In quegli anni poi ho messo in discussione tutta la mia vita, un rapporto molto lungo per cui mi ero trasferita in Umbria si era concluso e mi ero ritrovata lontana dalla mia famiglia, senza casa, con un lavoro che odiavo e pochissime prospettive lavorative.

Non sapevo più perché mi alzavo al mattino, così ho iniziato a disegnare sempre, in modo compulsivo, perché mi faceva stare bene.

Ho lavorato con la serietà e l’impegno di un lavoro “vero” senza sapere se mai sarei riuscita a diventare un’illustratrice e credo che mi siano pesati così poco tanti anni di doppio lavoro (8 ore del mio lavoro “vero” più sera e fine settimana a disegnare) proprio perché l’ho fatto senza aspettative.

Pian piano invece, grazie al blog e ai social, sono arrivati i primi contatti, le proposte di lavoro e le occasioni.

 

 

A un certo punto arriva Giorgio, tuo marito. Quanto la sua presenza è stata ed è importante per te e per il tuo lavoro?

 

Giorgio è stato fondamentale per tante cose, è stata una delle poche persone che ha “creduto” in me e mi ha amato proprio per questo mio lato artistico e non NONOSTANTE lui. Prima di Giorgio il mio lato artistico era visto come una cosa carina che non doveva interferire con i panni da stirare, la casa da lavare, il lavoro “vero”, ecc ecc ecc. Un hobby da sopportare, nulla di più.

Anche in famiglia non ho mai avuto sostegno, anzi, spesso mi si diceva di non perdere tempo a disegnare. Solo recentemente, visti i risultati, si sono ricreduti. Molti amici, vedendomi disegnare, mi dicevano che ero strana e solo poche persone hanno capito quanto fosse importante per me.

Giorgio quindi non mi ha chiesto di relegare il disegno e lo studio nei tempi morti ma mi ha supportata, aiutata, incentivata.

Senza il suo supporto sarebbe stato tutto più difficile.

Oggi lui ha lasciato il suo lavoro per seguire in tutto e per tutto la Burabottega, lavoriamo fianco a fianco ogni giorno per mandare avanti le tante cose che faccio con Burabacio.

 

 

Poi dopo Giorgio arrivano le tue due stupende bimbe. Tanta gioia sicuramente ma immagino che due gemelle abbiano un po’ stravolto la tua vita lavorativa e non solo quella. Come riesci a conciliare le due cose, soprattutto nel periodo non scolastico?

 

Le mie bimbe sono state un trampolino di lancio, una volta nate mi sono detta: “voglio far vedere a queste bimbe una mamma arrabbiata, che lavora in un posto che odia?” Paradossalmente nonostante il tempo per lavorare e studiare sia diminuito, a livello di forza interiore ne ho acquisita tantissima. Sono diventata più coraggiosa, più audace, ho seguito più i miei sogni e i miei desideri, forte di avere due bimbe da crescere e a cui mostrare una mamma soddisfatta.

Ho lavorato con loro accanto a me fin dalle dimissioni, al posto di dormire, ho lavorato con loro sul tappeto facendo tante interruzioni per le poppate e poi per la pappa, per giocare. Ho lavorato con entrambe in braccio. In definitiva, come tante libere professioniste, ho smesso di lavorare solo per il momento del parto.

Con loro neonate ho terminato lavori importanti come il libro per Salani “La storia dell’arte raccontata ai bambini”, le mie piccole avevano 7 mesi e l’ho illustrato e impaginato con loro sempre intorno.

Il momento difficile è arrivato verso i 9 mesi quando hanno iniziato a muoversi di più, dormire di meno e adesso, a 2 anni, è quasi impossibile lavorare con loro intorno.

Nel periodo in cui l’asilo nido è chiuso ci affidiamo alla bontà dei nonni e Giorgio ed io facciamo i turni per esserci il più possibile.

Nello studio abbiamo allestito uno spazio con un tappetone, tavolo e sedie per le bimbe, colori e una parete dove possono dipingere. Questo luglio sono state con noi sempre, non c’era né asilo nido né nonni e ci hanno regalato una parete dipinta che è bellissima ed è uno degli sfondi che sto usando più spesso per Instagram!

Un altro momento critico è la gestione delle malattie che hanno colpito tutta la famiglia dopo l’iscrizione al nido. Ci ritroviamo a fare i salti mortali e a lavorare in giorni e orari assurdi. La gestione è quella di un gruppo di acrobati: salti, corri, cadi, ti rialzi, ti lanci dal trampolino e speri di fare bene il doppio salto mortale ma non rimpiango nulla.

 

 

Ti seguo da qualche anno e tra le varie iniziative quella che più mi ha colpito è il tuo “Sii gentile”, appuntamento fisso del lunedì su Instagram. Come è nato questo gesto che tu stessa definisci “rivoluzionario”?

 

Il ‘Sii gentile’ è nato da una sofferenza mia dopo la nascita delle bimbe. Come molte mamme ho avuto momenti in cui mi sentivo inadeguata, in difficoltà, specie se per uscire di casa con due neonate ci metti una vita perché il passeggino non passa dall’ascensore e non passa nemmeno dalla porta del palazzo quindi ti lascio immaginare le acrobazie.

Riesci a uscire di casa con molti incastri e cosa trovi? Trovi macchine parcheggiate sulle strisce pedonali, sul marciapiede e lì capisci perché non vedi mai disabili per strada, come fanno ad attraversare? Come fanno a passare sui marciapiedi sempre occupati da ruote e moto?

Tante volte mi capitava che le persone mi guardassero mentre facevo delle acrobazie con le bimbe ma raramente ho ricevuto un aiuto, alle volte sembravo uno spettacolo da guardare.

Ho pensato che se qualcuno mi avesse aiutato anche solo con un sorriso, tenendo una porta aperta, chiedendomi “Come stai?” o a sollevare il pesante passeggino gemellare la mia vita sarebbe stata molto più semplice. Ho pensato che se io avessi aiutato chi vedevo in difficoltà la loro vita sarebbe stata molto più semplice.

Come ho detto all’inizio, non mi piace deprimermi e basta, cerco sempre di fare qualcosa di positivo, così ho iniziato a scrivere su un quaderno degli spunti di gentilezza. All’inizio avevo paura che fossero banali o che leggendoli le persone avrebbero riso di me. Stavo scrivendo cose molto personali, ma come ho detto prima le mie bimbe mi hanno dato coraggio. Ho deciso di illustrare queste frasi, di sfidare la vergogna e inaspettatamente sono piaciute molto. Ho deciso così di allargare lo sguardo e non pensare solo a quel che avrei voluto io, ho cercato di pensare a ‘Sii gentile’ utili anche a persone molto diverse da me e così sto proseguendo dal 2018.

 

Rimando chi legge questa intervista alla tua Burabottega per scoprire tutto ciò che crei ma vuoi raccontarcelo brevemente?

 

La Burabottega è il mio e-commerce in cui c’è tutta la mia auto produzione di quaderni e diari. Io sono molto impulsiva, so che si dovrebbe riflettere, valutare se una cosa piace, se non piace, se ha mercato. Di solito sento un’urgenza e VOGLIO VOGLIO fare un quaderno, un disegno. Così è nato il primo quaderno Burabacio, un colouring book ora non più in commercio: DONNE DI SOGNO.

Come dice Giorgio io sono “prima fare poi pensare”.

Nella Burabottega ci sono tutti i quaderni che ho avuto l’urgenza di fare e toccano due grandi temi: diari per ricordare cose importanti (come il Diario di una pancia per la gravidanza, l’Almanacco delle prime volte per i primi 3 anni del bambino o ancora Il quaderno delle cose belle per custodire tutte le cose belle della nostra vita) e quaderni per allenare la creatività di grandi e piccoli (come gli Esercizi di Meraviglia, gli Animali Geometrici e Dinosauri Geometrici per bambini). Nel tempo poi ho aggiunto all’e-commerce anche magliette e shopper dei miei disegni.

 

 

Negli ultimi due anni hai preso due decisioni molto importanti: nel 2018 hai aperto la Burabottega e quest’anno la tua casa editrice, Burabacio Edizioni. Che cosa rappresentano per te? Due traguardi o due punti di partenza?

 

Sono due punti di partenza.

Ho aperto la Burabottega perché fino al 2018 vendevo tramite il marketplace Etsy, ma non è un canale proprietario, sei sempre in balia delle decisioni di qualcun altro. Ero rimasta molto colpita dalla chiusura di un altro marketplace, A Little Market: in poche settimane è stato chiuso dopo un’email di avviso e chi vendeva solo tramite lui ha dovuto in fretta e furia spostarsi da qualche altra parte.

Ho pensato che se non aprivo un e-commerce mio poteva ripetersi una cosa simile anche con Etsy, volevo uno spazio tutto mio.

La Burabacio Edizioni è stato un altro passo coraggioso ma necessario: volevamo uscire dalla pura vendita on line, stiamo costruendo una rete di librerie indipendenti che vendono i quaderni Burabacio e aprire la casa editrice è stata una buona scelta, ci aiuta a diffondere meglio i quaderni. Poi avere la Burabacio Edizioni rende tutto più ufficiale, non sono più una illustratrice che propone i suoi quaderni ma una casa editrice che ha più di 15 titoli.

 

 

Nel post Una ‘collaborazione’ in cascina ho raccontato di come ci siamo conosciute grazie a Ratabirata e della collaborazione che ne è nata. Il risultato è a mio avviso stupendo, ma come te sono di parte. Cosa pensi delle collaborazioni tra creative? Trovi che possano essere un semplice modo per veicolare diversamente il proprio lavoro oppure credi che le collaborazioni servano soprattutto per arricchire sé stessi con nuove esperienze?

 

Come dici tu sarei di parte a parlarne!

Secondo me sono giuste entrambe le cose, le collaborazioni sono un modo per veicolare il proprio lavoro e allargare il numero di persone che ci conoscono e non c’è nulla di male a usarle per questo ma sono anche il modo per arricchirsi e fare cose che da soli non avremmo mai fatto.

Io non sapevo nemmeno cosa fossero le explosion box e sono stata felice di averlo scoperto grazie a te. Essermi cimentata nella progettazione di un racconto che si srotola su una scatola mi ha molto divertito e forse è questo l’aspetto migliore delle collaborazioni.

Inoltre noi creativi, artigiani, illustratori siamo sempre molto solitari, lavoriamo per molte ore al giorno da soli e non sempre è un bene. Stabilire dei contatti, dei rapporti con altre persone che lavorano nel campo creativo fa bene a noi come persone e al nostro lavoro.

 

 

 

 

Ti ringrazio infinitamente per il tempo che mi hai dedicato e chiudo con questa domanda. Progetti per il futuro? Hai già qualche sorpresa in serbo per il prossimo anno?

 

In questo momento il mio primo obiettivo è arrivare viva al Natale, questo è un periodo denso di commissioni editoriali e sono assorbita in modo totale da questa attività. Ho però una lunga lista di quaderni e diari che vorrei fare… spero per l’estate di arrivare a presentarne uno nuovo.

Inoltre ho in serbo un calendario dell’avvento … gentile ma shhh! è una sorpresa!

 

 

Ringrazio tantissimo Sabrina per aver trovato il tempo per questa intervista. Spero che la sua esperienza di mamma imprenditrice sia di esempio e stimolo per tante persone che hanno difficoltà e a volte paura ad affrontare certe scelte. Sabrina ci ha dimostrato con il suo racconto che se vuoi puoi e aver condiviso con noi le sue paure, emozioni e successi non può che esserci di aiuto.

 

 

Vi lascio qui i link per andare a curiosare tutte le ‘cose belle e gentili’ che Burabacio condivide ogni giorno sui suoi canali social:

https://www.facebook.com/burabacio/

https://www.instagram.com/burabacio/

https://www.etsy.com/shop/Burabacio

https://www.burabottega.it/

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