Una ‘collaborazione’ in cascina

explosion box burabacio

Una ‘collaborazione’ in cascina

Un caldo pomeriggio di giugno

Una cascina circondata dalle risaie

Un gruppetto di creative con le rispettive famiglie – alcune le conosco, altre no

Una cicerone e padrona di casa d’eccezione

Mischia insieme tutte queste cose e non puoi che ottenere un ricordo indelebile, un viaggio nel tempo della mia infanzia

e una collaborazione che nasce ispirata da questa giornata di condivisione e amicizie nuove!

 

Un pomeriggio in cascina

 

No, non ho vissuto in cascina ma in un piccolo paese della bassa vercellese sì! I miei nonni erano agricoltori e coltivavano il riso.

Da giovani loro sì che lavoravano in cascina, sotto padrone come si usava dire, e i loro racconti e i miei ricordi di bambina sono riemersi forti e prepotenti visitando la Cascina Colombara di Livorno Ferraris.

Questa Cascina è nota per il Riso Acquerello, un Carnaroli che trovi anche nella versione invecchiato di 7 anni. Per capire meglio di questo riso però ti rimando al loro sito dove troverai sicuramente utili e interessanti informazioni.

Quello di cui ti voglio parlare io è invece la parte didattica della Cascina, la ricostruzione che è stata fatta di alcuni ambienti della prima metà del secolo scorso.

Nata come ostello questa cascina è diventata poi di proprietà dei Savoia fino al 1868 quando viene acquistata dalla famiglia biellese dei Magnani e successivamente nel 1935 da Cesare Rondolino, che ne diventa il terzo e attuale proprietario.

Oggi è sede didattica distaccata dell’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, sede produttiva del Riso Acquerello e sede del Conservatorio del Riso, un museo dedicato alla cultura risicola del vercellese.

E’ proprio questo museo che abbiamo visitato accompagnati da Silvia Davanzo, che per alcuni anni ha lavorato proprio negli uffici commerciali di Riso Acquerello.

Il Museo è suddiviso in due parti: una parte interna alla cascina stessa e il dormitorio delle mondine, situato all’esterno e raggiungibile in pochi minuti a piedi.

Nel nostro percorso abbiamo visitato per prima la stalla: qui è possibile capire come era strutturata e, attraverso una piccola ambientazione sul fondo della stessa, comprendere come la stalla in quei tempi non era solo il luogo dove si ritiravano le mucche, ma anche le persone che nelle sere d’inverno si ritrovavano qui per scaldarsi e chiacchierare dopo la lunga giornata di lavoro. Mi ricordo dei racconti della stalla di mia mamma: lei era bambina all’epoca e ritrovarsi nella stalla per scaldarsi era una cosa normale per l’epoca – altro che i nostri comodi impianti di riscaldamento! E mentre le donne lavoravano ai ferri o all’uncinetto o rammendavano i vestiti, gli uomini sistemavano gli attrezzi, gli anziani intrattenevano i bambini soprattutto con racconti che incutevano paure arcaiche di uomini neri, streghe e fantasmi.

 

 

Dopo la stalla siamo passati a visitare alcuni ambienti di quella che poteva essere una casa tipo dell’epoca. Abbiamo visitato la cucina, la camera da letto che erano praticamente gli unici ambienti presenti nelle abitazioni. Alcune stanze sono state arredate invece a tema come per esempio la stanza dedicata alla pesca che comprendeva la caccia (perché non si tratta di una vera e propria pesca) delle rane. Qui ho rivisto con nostalgia alcuni arnesi che anche mio nonno usava per andare a caccia di rane: una sorta di paniere in vimini dove riporle dopo la cattura, la lunga canna di bambù per poterle catturare senza avvicinarsi troppo, la lanterna che veniva usata per la caccia ‘notturna’ delle rane.

 

 

Un altro piccolo viaggio nel tempo l’ho fatto visitando la ricostruzione dell’aula scolastica. No dai non sono così vecchia 😂 ma molte cose e alcuni oggetti, forse perché abitavo in campagna, erano presenti anche quando ho fatto io le elementari e tra queste il banco con il calamaio incorporato che veniva riempito tutte le mattine di inchiostro dal bidello. Quanti ricordi di piccole mani sporche di inchiostro nero.

E non dimentichiamo la stanza con i giocattoli dei bambini e la stanza del cucito dove le donne si radunavano chiacchierando allegramente e mentre lavoravano tenevano d’occhio i bambini che giocavano nella stanza vicino.

 

 

 

Ma gli ambienti della cascina non erano solo questi. Molto spesso le cascine erano delle isole di autosufficienza e quindi dovevano avere tutte le strutture e le attrezzature necessarie per mantenere tutto perfettamente funzionante. Ed ecco che ho ritrovato la stanza del fabbro, del maniscalco, del falegname, piene zeppe di attrezzi, alcuni ancora funzionanti.

Dopo aver visitato tutta questa parte della cascina, quella dove lavoravano e risiedevano i lavoratori ‘fissi’, che risiedevano qui tutto l’anno, ci siamo spinti fuori dal portone laterale e sotto un sole cocente abbiamo raggiunto gli alloggi delle mondine, donne che arrivavano anche da altre regioni (Veneto ed Emilia Romagna per esempio) e che essendo stagionali risiedevano fuori dal blocco principale della cascina.

 

 

 

Vedere questo grande stanzone- dormitorio mi ha fatto pensare subito a un film girato non in questa cascina, ma in altre cascine della bassa vercellese, Riso Amaro del 1949. Ti consiglio di guardarlo perché riprende abbastanza bene la vita delle mondine che non era sicuramente facile. Qui non ho fatto un vero e proprio viaggio nel tempo ma ho pensato a mia mamma e soprattutto mia nonna e ai suoi racconti di mondina. Schiena piegata tutto il giorno sotto il sole, piedi a mollo in una acqua semi stagnante piena di animali, alcuni poco simpatici come dei piccoli e innocui serpenti d’acqua 😲

Terminato il nostro tour con un breve giro nella riseria moderna, ci siamo ritrovate nella stalla dove Silvia ha organizzato un piccolo buffet.  Questo ci ha permesso di conoscerci e di raccontare un po’ di noi e del nostro essere creative.

 

Ma con chi mi sono trovata?

 

Oltre a Silvia, ho incontrato Rossana con il marito Silvano di Guididivani, Barbara di Cucibabi con la sua famiglia, Cinzia di Unfioreincittà , Laura di Shambaloo e Sabrina di Burabacio, anche lei con la sua famiglia.

Di queste persone conoscevo solo Rossana, che aiuta il marito tappezziere nel suo lavoro, quindi le altre per me sono state una piacevole scoperta.

Barbara realizza creazioni in stoffa sia per adulti e per bambini e quando trovo qualcuno come lei rimango sempre affascinata visto che non so neanche rammendare un calzino 🤣🤣

Cinzia invece non crea oggetti ma immortala paesaggi e momenti particolari nelle sue fotografie. Lei abita in Val d’Aosta e molte delle sue immagini riguardano il territorio in cui vive e sono veramente belle e piene di poesia.

E poi ho conosciuto Sabrina che già seguivo su Instagram ma conoscerla di persona è stato illuminante. E’ arrivata con tutta la sua bellissima famiglia (devi sapere che ha due simpatiche e scatenate gemelline) e forse tutto questo ha fatto scattare la scintilla.

Infatti qualche giorno dopo, ricordando questa giornata ricca di stimoli, ho subito pensato a Sabrina o meglio a Burabacio come possibile collaborazione. Da tempo avevo l’idea di realizzare una explosion box per i bambini ma non riuscivo a trovare la giusta soluzione. Le normali explosion box risultano delicate per loro avendo in genere al loro interno un oggetto 3d in carta e vista la delicatezza dei bimbi sono a rischio distruzione.

Burabacio realizza dei disegni bellissimi, molto semplici, ma immediati a livello di comunicazione visiva e questo sia per i piccoli che per gli adulti. In particolare io apprezzo molto i suoi lunedì su Instagram dove pubblica un post dedicato ai suoi “Sii gentile”, quello che lei stessa definisce un gesto rivoluzionario e un invito a essere gentili in primis con se stessi e poi anche con gli altri. In un’epoca dove la gentilezza sembra per molte persone un optional, questo post mi porta sempre a fare molte riflessioni e lo condivido puntualmente nelle mie stories.

Mi faccio coraggio e le scrivo proponendole una collaborazione certa di sentirmi dire di no. In fondo lei non mi conosce e io non è che sono così conosciuta. E invece … mi dice subito di sì e iniziamo a progettare insieme questa collaborazione.

 

 

Nel giro di pochi giorni tutto è definito e lei mi invia i disegni di questa box che diventerà un piccolo libro di immagini, un racconto da colorare con una forma insolita, quella delle explosion box. Il tema scelto è la storia di Cappuccetto Rosso, ma non la classica storia che tutti conosciamo ma la versione di Burabacio che ovviamente ha un finale “gentile” perché in fondo in fondo chi ha deciso che il lupo deve essere cattivo per forza? 🐺😉

 

 

 

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